domenica 3 dicembre 2017

Letture



“Aderenza” 
Edizioni Smasher 2012



Esiste un dolore indicibile, che l’Uomo conosce e teme da sempre, al punto da associarlo all’idea teologica dell’inferno come negazione della visione estatica della divinità.  E’ il dolore morale  che lacera l’essere amante privato dell’essere amato, tanto devastante da farsi esperienza di morte e tanto crudele da lasciarci in vita.
In “Aderenza” di Antonella Taravella per Edizioni Smasher,  tale “passione” è resa con il crudo abbandono del quale soltanto una donna è capace. Antonella ci porge, qui, la più pura espressione carnale del tormento di un’anima.
Nel contatto- dialogo con l’altro mancante si manifesta
l’ “aderenza per le cose andate, un profilo
   che ascolta sui vetri schiacciandosi la parola
   nell’urlo e divaricandosi come palmo in estasi”

La poesia con-segue un linguaggio che viene dall’anima per andare all’anima, sperimenta  l’impotenza della parola nel dare voce al caleidoscopio dei sentimenti,  si veste di una nuova forma fino a farsi espressione della deformità interiore,  aggancia il pensiero del lettore  trascinandolo con sé nella dimensione del surreale.
Un linguaggio poetico che riprende e supera la grande tradizione del surrealismo francese. Si pensi a Paul Elouard: “I tuoi capelli d’arance nel vuoto del mondo/ Nel vuoto dei vetri carichi di silenzi/ E d’ombra dove con mani nude cerco ogni tuo riflesso”
Ma nei versi di Antonella la coscienza della inadeguatezza della parola ad esprimere l’inafferrabile non è più “silenzio”, bensì “urlo” del corpo, vertigine di Psiche materializzata in Eros:
“io sono terribile dentro la mia stanza oscura,
narro di pancia ogni lingua
che mi ha attraversato le cosce
(…)
tu impresso nei fondali dei miei gemiti
mentre la notte si fa ancor più torbida
e la mia pelle s’arrangia per la notte che avviene”

Il tormento interiore si fa male fisico, fame che torce le viscere e che Antonella ha il talento di rappresentare con pennellate forti, taglienti, di grande potenza espressiva nel   rendere la dimensione della presenza ineludibile del “Distante” in una descrizione quasi scientifica:
“fa solo male quest’aria di denti
una lacerazione che parte dal punto più basso
 del ventre”
La versificazione si dilata, si contrae, si spezza seguendo la sintomatologia del crescendo di dolore e i ritmi di un orgasmo:
“e si mescola piano, al grumo di pensieri che manchi
e la tua voce superba, passa leggera sulla nuca,
fin dentro le ossa”
Risuonano le consonanze “denti-ventre- dentro” quando la memoria torna prepotente a determinare la mancanza fisica dell’altro nel quotidiano:

“frastagliato dissemini un urlo, quando mi stringi
come a proteggermi dal giorno che mi invade i capelli
mescolati alle tue labbra appese a un senso
che mi svende l’anima e mi apre le cosce”

Nella apparente circolarità del costrutto narrativo dell’opera si palesa  un percorso verticale verso l’elaborazione del lutto, che non sarà dimenticanza di “un dolore ingovernabile” ma approdo ad una convivenza possibile con esso:

“stanotte sono morta di nuovo
(…)
/ho imparato a preservare graffiandomi
lingua e palmi
tu sei l’affondo mancato/
e andrò via all’alba
lo prometto”

Non vi è alcun dubbio  sulla forza di questo “Io narrante” che ha saputo fare di sé la misura della sofferenza smisurata,  la chiave di lettura del vuoto d’amore vissuto nella carne come  altro modo di amare .
Antonella ha dato voce, con questa sua opera , a sensazioni che molti provano o hanno provato ma che mai hanno saputo esprimere con tanta dovizia e perizia di immagini visionarie così perfettamente armonizzate con la dimensione del tangibile.
René Magritte  affermava, in un passo di “Révolution surréaliste”, che “Il passaggio dall’idea di amore al fatto di amare è l’evento in cui un essere apparso nella realtà impone la sua esistenza in modo da farsi amare e seguire nella luce come nelle tenebre” e me piace  aggiungere che con questa sua opera,  Antonella  Taravella ci ha dimostrato che in quelle tenebre l’amore sublima in una poesia  di drammatica e sconvolgente bellezza.






Maria Grazia Di Biagio



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